Altopiano di Bossico

Autore: Giorgio Oprandi

Data: sesto decennio del Novecento

Tecnica e supporto: olio su tavola

Dimensioni: 70x81 cm

Inventario: Collezione privata

√à soprattutto a partire dagli anni Quaranta che Oprandi si chiude nella solitudine dell’altopiano di Bossico dedicandosi in modo quasi esclusivo al genere del paesaggio. Le vedute di questi luoghi ispirano all’artista opere come L’Altopiano di Bossico, Primavera a Bossico, Betulle in autunno, Notturno a Bossico e Paesaggio invernale del lago Sebino, donato da Oprandi all’Accademia Tadini nel 1951.

Bossico è frequentata dall’artista già nel periodo giovanile che precede i successi degli anni Venti e Trenta. Suggestivo è a questo proposito il ricordo di Enrico Scalzi, che nella biografia di Oprandi, ricorda la vita condotta dall’artista sull’altopiano bergamasco: “Ma il suo desiderio di solitudine, la sua aspirazione verso mete eccelse non gli permettono una dimora fissa. Ed eccolo per un anno intero nelle montagne native, in una villa dal bel nome romano: il Pincio. Vento, neve, pioggia, aria frizzante, appetiti furiosi, cucina sommaria ed innumeri studi di paesaggio e di figura” (Scalzi 1932).

Nel 1944 su “L’Eco di Bergamo” compare il resoconto di una visita nella dimora di Oprandi a Bossico, un antico roccolo acquistato e restaurato dall’artista: “Il roccolo è il nome della località, perché veramente vi fu un roccolo e un po’ vi resta ancora, solo che al posto della vecchia stanzetta dell’uccellanda è nata la casa di un pittore. La vedeste! Se l’ha fatta lui secondo i suoi gusti, risolvendo in pochissimo spazio il problema di tutte le necessità e dirò anche delle comodità proprie di una casa moderna. Che diavolo abbia avuto in corpo quando vi pensò è difficile dirlo. La casa rivela un uomo abituato a lunghi viaggi, anche a luoghi inospiti, dove l’accorgimento e l’originalità sanno creare quello che gli uomini e la natura non ci vogliono concedere. Se non vi interessa l’artista, andate al roccolo per vederne la casa. I costruttori vi avranno parecchie cose da imparare. In quella facciata che arieggia ancora di roccolo vi si può proprio scrivere: «parva sed apta mihi». √à un piccolo miracolo d’ingegnosità che ricorda l’arte di far valigie per lunghi viaggi” (Al roccolo 1944).

Silvia Capponi


Per saperne di più:

G. Banfi, Qualche ricordo di Bossico, in «Rivista di Bergamo», anno XI, fasc. IX, settembre 1932, pp. 400-404.

D.G.S., Al roccolo. Incontro con Giorgio Oprandi, in «L’Eco di Bergamo», anno 61, n. 203, 31 agosto 1944, p. 2.

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