Autore: Giovanni Maria Benzoni (Songavazzo, 1809 - Roma, 1873)
Data: 1827
Tecnica e supporto: Legno intagliato
Dimensioni: 66,5 x 47,9 x 10,2 cm
Inventario: F 9
Autore: Giovanni Maria Benzoni (Songavazzo, 1809 - Roma, 1873)
Data: 1827
Tecnica e supporto: Legno intagliato
Dimensioni: 66,5 x 47,9 x 10,2 cm
Inventario: F 9
Il rilievo documenta il primo incontro tra Giovanni Maria Benzoni e l’arte di Antonio Canova. La Stele Tadini era stata collocata nel settembre 1821 nella Cappella dell’Accademia; Canova sarebbe scomparso nell’ottobre 1822.
La riproduzione del marmo canoviano sarebbe rimasta a lungo un problema, dopo le modeste illustrazioni pubblicate nel 1821 a Lovere e nel 1822 nelle Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova di Isabella Teotochi Albrizzi (Venezia 1809) ad opera di Giovan Paolo Lasinio.
E’ proprio perché «erano di già riusciti male i tentativi di alcuni esperti disegnatori per copiare l’alto rilievo del Canova» – un insuccesso che confermava l’inarrivabilità dello scultore e del modello – che si comprende il successo riscosso dal sedicenne Benzoni con questa versione in legno. Il rilievo, a giudizio dei contemporanei «portava trasfuse tutte le grazie del Canova».
Il giudizio si legge nel resoconto, anonimo, di una visita a Lovere pubblicata nel luglio 1828 sul periodico milanese “L’Eco. Giornale di scienze, lettere, arti, commercio e teatri”, e fu successivamente ripreso da alcuni quotidiani bergamaschi. La copia era stata eseguita nell’estate 1827, in soli venticinque giorni secondo le fonti, suscitando stupore e ammirazione.
Il conte Tadini sosteneva il mito dell’artista educato «dalla natura» («Sola natura docente», come recita la firma apposta alla prima scultura in marmo) che senza aver ricevuto alcuna formazione riesce a scolpire il legno e il marmo tanto da proporsi come ideale erede di Canova, scomparso nell’ 1822. La qualifica di “novello Canova” con la quale Giuseppe Fontana si riferisce a Benzoni trova eco in un sonetto anonimo, nel quale è lo spirito del maestro di Possagno a consolare il Genio delle Arti, indicando nel giovane bergamasco il suo erede.
Il rilievo era stato immediatamente trasmesso a Bergamo e sottoposto al giudizio di Giuseppe Diotti, direttore dell’Accademia Carrara. Diotti, seppur ammirato, aveva consigliato per il giovane un regolare percorso di studi che lo portasse ad acquisire una solida educazione artistica prima di affrontare il percorso accademico.
Marco Albertario
Per saperne di più:
M. Grigis, in Antonio Canova nelle collezioni dell’Accademia Tadini, a cura di M. Albertario, Milano 2010, pp. 255-257 cat. IV.7
M. Albertario, Luigi Tadini, Giovanni Maria Benzoni e la “leggenda” dell’artista, in C. Pinessi, Giosué Meli. La riscoperta di un “Gigante”, Bergamo, Grafia e Arte, 2015, pp. 74-80