Autore: Pietro della Vecchia detto Pietro Muttoni (Vicenza, 1603 - Venezia, 1678)
Data: 1630-1650 circa
Tecnica e supporto: olio su tela
Dimensioni: 100 x 76 cm
Inventario: P 111
Autore: Pietro della Vecchia detto Pietro Muttoni (Vicenza, 1603 - Venezia, 1678)
Data: 1630-1650 circa
Tecnica e supporto: olio su tela
Dimensioni: 100 x 76 cm
Inventario: P 111
“386. Gesù Cristo morto, seduto su di un lenzuolo sopra il sepolcro con un Angelo che lo sostenta. Nell’opera intitolata: Notizie d’ opere di disegno nella prima metà del secolo decimosesto, scritta da un anonimo di quel tempo, pubblicata ed illustrata dall’abate Morelli bibliotecario della Marciana, si legge sotto la rubrica dei quadri esistenti in casa di Messer Gabriel Vendramin di Venezia la seguente notizia: “El Cristo morto sopra el sepolcro con l’angelo ch’el sostenta fu de mani de Zorzi da Castelfranco racconzato da Tizian”. (carte 80). La galleria Vendramin venne in varj tempi venduta e dispersa, ed i caratteri che presenta questo bellissimo quadro sì dell’autore, che del ristauratore non lasciano alcun dubbio esser quello descritto dall’anonimo Veneto. Questo quadro venne comperato dal fondatore di questa galleria nei primi anni del corrente secolo in Venezia; e molto prima che il Morelli pubblicasse la notizia dell’anonimo, il celebre avvocato Orsetti, gran conoscitore e negoziante di quadri, riconobbe esservi in questo uniti i peneli del Giorgione e di Tiziano.”
Luigi Tadini, Descrizione generale dello Stabilimento dedicato alle Belle Arti in Lovere dal Conte Luigi Tadini cremasco, Milano 1828.
Il conte Luigi Tadini rientra a pieno titolo nella categoria dei “dilettanti” o “amatori”, il termine con il quale si definivano tutti coloro che – pur avendo gusto per la pittura, non avevano le conoscenze necessarie per giudicare o attribuire un’opera. Per questo era portato ad accordare molta fiducia alle firme presenti sui dipinti alle fonti storico-artistiche, delle quali la biblioteca offriva un buon repertorio. E’ il caso di questa tela, da lui acquistata nei primi anni dell’Ottocento a Venezia come opera di Pietro Della Vecchia (un’attribuzione che si rivelerà poi corretta) ma successivamente riferita a Giorgione e come tale pubblicata nel catalogo del 1828. A giustificare questo radicale cambio di attribuzione erano il parere di Salvatore Orsetti, erede di una famiglia di collezionisti e mercanti veneziani, e soprattutto la descrizione di un quadro ricordato da Marcantonio Michiel nel 1530 nella collezione di Gabriele Vendramin (Michiel 1800, p. 80; Lauber 2002).
Su questa base il Cristo morto era identificato con la tela lasciata incompiuta da Giorgione e completata da Tiziano, riconoscendo così implicitamente al primo la figura del Cristo, avvolta da un morbido chiaroscuro, e al secondo il profilo dell’Angelo annunciante.
Si deve a Rodolfo Pallucchini (1959-1960) l’identificazione del quadro Vendramin con un dipinto già in una collezione privata americana e la conferma a Pietro Della Vecchia, il cui nome circolava da tempo, della tela loverese (Pallucchini 1961-1962, II, p. ). L’attribuzione ha trovato conferma negli studi successivi.
Dipinte in un clima di rinnovato interesse per la pittura di Giorgione e del Cinquecento veneziano, alimentato dalla letteratura artistica, in particolare Le Maraviglie dell’arte di Carlo Ridolfi (pubblicato a Venezia nel 1648) o La Carta Del Navegar Pitoresco (Venezia 1660) o Le ricche miniere della pittura veneziana (Venezia 1674) di Marco Boschini, le opere di Della Vecchia offrivano un’interpretazione di quei caratteri della pittura cinquecentesca che potevano attrarre di più lo sguardo di un collezionista del Seicento. Non a caso Marco Boschini, amico e “promotore” del pittore, lo aveva definito “imitador de la bona maniera … simia de Zorzon” (1660), ma al tempo stesso aveva sottolineato che “queste imitazioni non sono coppie, ma astratti del suo intelletto” (1674).
Marco Albertario
Per saperne di più:
M.A. Michiel, Notizia d’opere di disegno nella prima metà del secolo XVI, esistenti in Padova, Cremona, Milano, Pavia, Bergamo, Crema e Venezia scritta da un anonimo di quel tempo pubblicata e illustrata da D. Iacopo Morelli, Bassano del Grappa 1800, p. 80
R. Pallucchini, Contributi alla pittura veneta del Cinquecento. I, “Il Cristo morto Vendramin”, in “Arte Veneta”, nn. 13-14, 1959-1960, pp. 39-45
R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, corso di storia dell’arte moderna, anno accademico 1959/60-1961/62, I-III, Padova: Università di Padova, Istituto di storia dell’arte, [1960-1962], 3 volumi, II, p. 93
B. Aikema, Pietro della Vecchia and the heritage of the Renaissance in Venice, Firenze 1990, p. 131 n. 99
E.M. Dal Pozzolo, Il fantasma di Giorgione. Stregonerie pittoriche di Pietro della Vecchia nella Venezia falsofila del ‘600, Treviso 2011, p. 134 nota 198
M. Grosso, «Col sacco a spalla»: l’Accademia Tadini nei taccuini di viaggio di Giovanni Battista Cavalcaselle, in Jacopo Bellini, La Madonna Tadini. Studi e ricerche intorno a un restauro, Milano 2018, p. 51
R. Lauber, Per Giorgione e Marcantonio Michiel, in “Arte Veneta“, vol. 59 (2002), pp. 98-115.