Orologio domestico da appoggio, di produzione francese, del tipo a portale.
La struttura è realizzata in marmo bianco e nero, arricchito da fregi in bronzo dorato al mercurio e bronzo brunito: in posizione centrale si trova l’orologio vero e proprio.
Si tratta di un esemplare prodotto tra il 1799 ed i primissimi anni del XIX secolo, stilisticamente riconducibile alla produzione francese del periodo Direttorio, nello spirito del Retour d’Egypte, al rientro di Napoleone dalla Campagna d’Egitto del 1798: su una base sagomata in marmo nero, che riporta sul fronte placchette in bassorilievo raffiguranti scene di ispirazione classica, si appoggia la struttura verticale, in marmo bianco, con fregi vegetali e lesene con cariatidi, sempre in bronzo dorato. Un serto di quercia, stretto da un nastro ancora reminiscenza Luigi XVI, sostiene inferiormente il quadrante, sulla cui sommità troviamo una ghirlanda fiorita e un’aquila ad ali spiegate, sempre in bronzo dorato.
Al di sopra delle colonne di sostegno laterale due sfingi, in bronzo brunito, di ottima fattura, sono poste di profilo, dando le spalle all’orologio.
L’orologio presenta al fronte un grande quadrante in smalto bianco, su cui sono riportate, dall’esterno verso l’interno, le indicazioni dei minuti di cinque in cinque, in cifre arabe, delle ore in XII, in cifre romane e il giorno del mese, da 1 a 30, ancora in cifre arabe.
Sul quadrante non compare l’indicazione consueta del nome del produttore, ma solo la scritta à Paris, che si trova nella parte inferiore, al di sopra delle VI. Sono presenti i due fori di carica.
Le lancette sono coeve: oltre a quelle delle ore e dei minuti, riccamente traforate, un indice semplicissimo punta all’indicazione calendariale.
Il piccolo pendolo, a vista, ha una lente in metallo dorato, raffigurante un piccolo sole o, comunque, un volto raggiante.
La meccanica dell’orologio è di qualità, anonima, coeva e pertinente, con suoneria delle ore e delle mezze e calendario: riflette la migliore produzione parigina del tempo, con suoneria à chaperon, detta in italiano a partitora.
Pur se anonimo, il pezzo presenta molteplici e certamente non casuali somiglianze con un esemplare comparso recentemente sul mercato antiquario internazionale, a firma Louis-Michel Harel e con un secondo, sempre a firma Harel, conservato presso il Bowes Museum in Gran Bretagna. Louis-Michel Harel risultava operante già a Parigi nel 1753 (fonte: Tardy, Dictionnaire des Horlogers Fran√ßais, ed. 1972) ed ancora attivo nel 1800.
Marisa Addomine