Raccolta di liberi sensi

Autore: don Giovanni Conti

Data: 1832-1833 (datato)

Tecnica e supporto: manoscritto

Dimensioni: 18x12,2 cm

Inventario: ATL, MS 19

Il titolo Raccolta di liberi sensi è riportato al dorso, su un’etichetta in pelle con iscrizione in lettere capitali su fondo nero, rosso, bianco; il titolo è ripreso in una più tarda etichetta apposta in copertina, che recita: Liberi sensi. Raccolta di poesie per lo più inedite o rare.

Su un foglio applicato al foglio di guardia appare un’iscrizione esplicativa, probabilmente da riferire a mons. Luigi Marinoni:

“N.B. questo libro, che contiene poesie vietate dall’Austria, fu trovato tra i libri del compianto popolare curato don F. Pennacchio. Forse non è di suo pugno, come fa sospettare la data 1832, ma di mano di un suo zio o del sacerdote ardente patriotta don Paolo Macario. Ad ogni modo questa non spregevole raccolta è una prova indiscutibile dei liberi sensi di quei loveresi che amarono, apprezzarono, ricordarono sempre il compagno di Silvio Pellico, il pretore Solera, il cui arresto e la cui condanna crudele non fecero qui punto sbollire gli inelutta[bi]li sensi del patriottismo. ”

Nel testo Marinoni (che nel 1896 aveva riferito la raccolta al parroco di Lovere, don Pennacchio) la attribuisce al sacerdote don Paolo Macario, le cui simpatie politiche sono note ed esplicitate anche nell’elenco dei testi acquistati per la biblioteca dell’Accademia Tadini quando ne assunse la direzione (dal 1832). Tuttavia, il testo va restituito a don Giovanni Conti, come sembrerebbero provare il nome riportato per esteso sul dorso e le iniziali “G.C”. inserite nella decorazione a penna a c. 20.

La compilazione del quaderno, come la si desume dalle date, dovrebbe essere compresa tra il 15 maggio 1832 e il 21 gennaio 1833. E’ certamente curiosa la coincidenza tra l’ordinazione a suddiacono (gli accordi economici sono assunti negli ultimi mesi del 1831) e l’annotazione riportata a c. 94v del manoscritto: “Adi 27 dicembre 1832. Dum Diaconus eram”, soprattutto considerando che il completamento (o l’abbandono) del manoscritto precede di qualche mese l’ordinazione sacerdotale, che sarebbe seguita il 1 giugno 1833. In ogni modo, una costante tradizione locale attribuisce al sacerdote simpatie liberali e appoggio alla causa dell’unità italiana, mettendolo quindi in rapporto con don Macario – che nel 1859 ospiterà Giuseppe Garibaldi nelle sale di Palazzo Tadini, e don Geremia Bonomelli, prevosto a Lovere dal 1866 al 1871, le cui opinioni politiche sono ben note. Il testo si apre con due citazioni bibliche, “Dirumpamus vincula eorum  / et projciamus a nobis iugum ipsorum” (Salmo 2, v. 3) e  “Ad alligandos reges eorum in compedibus; et nobiles eorum in manicis ferreis” (Salmo 149, v. 8) declinate in chiave patriottica.

Il quaderno contiene la trascrizione di poesie a carattere politico o di impegno civile: sono comprese opere di Ferdinando Arrivabene, Giunio Bazzoni, Giovanni Berchet, Antonio Bianchi, Bernardo Maria Calura, Giuseppe Giulio Ceroni, Tommaso Grossi, Gian Vincenzo Imperiale, Mandelli di Piacenza, Alessandro Manzoni, Lorenzo Mascheroni, Romano Monti, Vincenzo Monti G.G. Orzi, Giovanni Pini, Paolo Pola. A queste si aggiungono composizioni anonime, con illustri attribuzioni a Ugo Foscolo e Vincenzo Monti.

Dal punto di vista storico, il riferimento più pregnante sembra essere quello ai fatti di Modena (i moti del 1830-1831), ai quali sono dedicati un componimento di Gabriele Rossetti, L’aurora del 1831 e la canzone Per la Rivoluzione di Modena del 1831, variante della canzone di Vincenzo Monti, Dopo la battaglia di Marengo (cc.129 e 130r) e la caduta di Varsavia dopo la rivolta di novembre (Grido Italico nella caduta di Varsavia li 7 settembre 1831, c. 113r).

Accanto alla trascrizione delle composizioni di Monti che scandiscono gli episodi della biografia del primo console e dell’imperatore compaiono composizioni d’occasione (una categoria nella quale si sarebbe distinto anche il conte Luigi Tadini), per approdare poi alla celebrazione postuma, affidata al Cinque maggio di Alessandro Manzoni e a due composizioni attribuite a Ugo Foscolo, ma di autore anonimo, circolanti in ambito bresciano. Il nome di Napoleone ricorre con insolita frequenza nella composizione, e c’è da chiedersi se questo non sia da intendere come un omaggio ai membri della famiglia, i fratelli Napoleone Luigi e Carlo Luigi Napoleone, figli di Luigi Bonaparte (fratello dell’imperatore) e di Hortense de Beauharnais, affiliati alla Carboneria e coinvolti nei moti. Va ricordato infine che dalla famiglia Conti, attraverso la donazione di don Gino Angelico Scalzi, proviene il Busto colossale di Napoleone in marmo, (copia da Antonio Canova).

Marco Albertario


Per saperne di più:

L. Marinoni, Documenti loveresi. Studio storico-bibliografico, Lovere 1896 (ed. cons. Storia di Lovere, Lovere 1986, p. 94).

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