Suonatore di chitarra

Autore: Tommaso Pombioli (Crema, 1579 - 1636)

Data: 1636

Tecnica e supporto: olio su tela

Dimensioni: 93 x 116 cm

Inventario: P 416

“48. Ritratto di Giacomo Barbello pittore cremasco. √à vestito molto riccamente e bizzarramente, ed è intento a suonare la chitarra. Dipinto da lui stesso nell’anno 1636.”

Luigi Tadini, Descrizione generale dello Stabilimento dedicato alle Belle Arti in Lovere dal Conte Luigi Tadini cremasco, Milano 1828.

Il conte Tadini considerava Gian Giacomo Barbelli (Offanengo, 1604 – Calcinato 1656) il massimo esponente della scuola pittorica cremasca: questo spiega il suo interesse per il dipinto, da lui considerato Autoritratto dell’artista. Il riferimento è stato accolto (la fortuna critica dell’opera è ripercorsa con attenzione da Licia Carubelli) fino agli interventi di Alpini (1984) e De Pascale (1985), che hanno correttamente inquadrato l’opera nel catalogo del pittore cremasco Tomaso Pombioli, protagonista della prima stagione barocca ancora fortemente segnata da istanze tardo-manieriste.

Svincolata dalla necessità di essere considerato un autoritratto – che a fronte del carattere idealizzato e un po’ bamboleggiante della fisionomia sarebbe apparso in effetti scarsamente incisivo – la tela di Lovere si inquadra più agevolmente nel campo della pittura di genere, e inserita in quella serie di figure con strumenti musicali che caratterizza la produzione artistica di Pombioli e Barbelli.

Le collezioni dell’Accademia Tadini conservano, di Pombioli, l’Annunciazione, datata 1615, e il Suonatore di chitarra, datato 1636. E’ possibile quindi ricostruire il percorso del pittore, ancora legato ai modelli della pittura cremonese nella prima opera, dalla composizione un po’ stentata, alla pronta risposta alle sollecitazioni del più moderno Gian Giacomo Barbelli nella seconda.

Il dipinto colpisce per la vivace resa coloristica, facilitata – come ha sottolineato Mina Gregori (1997) – da quella “interpretazione partecipata e fantasiosa del costumismo, di quella tendenza cioè a introdurre anche nei quadri chiesastici personaggi sacri o astanti con vestiti molto caratterizzati o addirittura sontuosi” che caratterizza certa pittura lombarda del Seicento. I preziosismi che caratterizzano la stesura pittorica trovano un corrispettivo nella resa idilliaca del paesaggio, trasfigurato da luci azzurrine.

L’espressione trasognata del volto, assorto nell’esecuzione musicale Il tono lirico e trasognato dell’immagine che inquadra il soggetto nell’ambito della lirica amorosa la presenza di un ritratto – probabilmente femminile – appeso all’albero.

Marco Albertario

Due sono gli strumenti musicali ritratti in questo dipinto di Tommaso Pombioli. Il primo, poggiato sul tavolo con la cassa a forma di guscio rivolta verso l’osservatore, è quello che tra Quattrocento e Cinquecento si nominava ‘chitarrino’ o ‘chitarra italiana’, vale a dire un liuto piccolo dotato generalmente di quattro ordini di corde e un cui esemplare seicentesco è conservato al Museo Teatrale alla Scala di Milano.
Il protagonista della scena imbraccia invece una chitarra dalle tipiche caratteristiche costruttive del periodo barocco: cassa dal profilo allungato, fasce profonde, una rosetta intagliata a chiusura della buca sulla tavola armonica, cinque ordini di corde, piroli infissi sagittalmente dal retro della paletta. Quest’ultima, insieme alla tavola e alla tastiera, è contraddistinta da ricchi elementi decorativi che possiamo immaginare realizzati in ebano avorio o madreperla, materiali molto preziosi ma frequentemente utilizzati dalla liuteria coeva. Gli aspetti costruttivi e decorativi dello strumento e la cifra 1636 leggibile sulla paletta, indicante probabilmente l’anno di costruzione della chitarra raffigurata, richiamano alla mente la produzione di grandi artigiani del XVII secolo come Matteo Sellas o Jacob Stadler.

Alessandro Restelli


Per saperne di più:

F.S. Benvenuti, Dizionario Biografico Cremasco, Crema 1888 p. 11

F. Frangi, Pittura a Crema. Da Vincenzo Civerchio a Mauro Picenardi, in Pittura tra Adda e Serio. Lodi Treviglio Caravaggio Crema, a cura di M. Gregori, Cinisello Balsamo 1987, pp. 245-254, p. 304

C. Alpini, Precisazioni sulle opere dei pittori Bergamaschi del ‘600 al museo di Crema, in “Insula Fulcheria”, XIV, 1984, pp. 43-60, p. 50

E. De Pascale, La presenza a Bergamo di Gian Giacomo Barbello, in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Seicento, III, Bergamo 1985, pp. 221-271, pp. 227, 232

E. De Pascale, Un concerto tra Pombioli e Barbello, in “Osservatorio delle Arti”, 2, 1989, pp. 52-57 (alle pp. 52, 53, 54, 55)

L. Carubelli, Tomaso Pombioli, Crema 1995, pp. 48, 96-97

L. Carubelli, in L’estro e la realtà. La pittura a Crema nel Seicento, catalogo della mostra (Crema, ex chiesa di San Domenico, 20 settembre 1997-11gennaio 1998), Milano 1997, pp. 86-87 scheda 9

M. Gregori, Pittura del Seicento a Crema: un contributo per la sua reintegrazione, in L’estro e la realtà. La pittura a Crema nel Seicento, catalogo della mostra (Crema, ex chiesa di San Domenico, 20 settembre 1997-11 gennaio 1998), Milano 1997, pp. 3-26

G.A. Scalzi, I restauri del Tadini, Lovere (BG) 2000 pp. 228-229

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