Il teatro greco come un rituale cittadino
Pierfranca Mottinelli
Andare a Teatro per i Greci era un fatto essenzialmente “politico”, nel senso che tutto quanto veniva messo in scena aveva attinenza con le vicende che la Polis stava vivendo in quel momento. Anche il dramma “Trachinie”, che apparentemente è una vicenda di amore e gelosia, rispecchia forse aspetti più complessi e decisamente meno sentimentali. “Senza comprendere questa dimensione sociale e antropologica, è impossibile avvicinarsi alla meraviglia del dramma antico, alle sue trame così lontane da quelle del teatro occidentale successivo, al suo valore quasi religioso, alla forza dei suoi testi che rispecchiano la cultura dell’epoca d’oro della Grecia” (G. Guidorizzi).
“Sotto una coltre sola”: gestualità e prossemica nel mondo antico
Amedea Aida Pecora
L’arte greca, spesso percepita come fredda e impassibile, cela in realtà un codice comunicativo ricco e sfaccettato, influenzato dal contesto culturale, dalla gestualità quotidiana, dalla ritualità sacra e soprattutto dalle scene teatrali. Qui, infatti, gli attori, impacciati da maschere e coturni, dovevano enfatizzare i gesti per garantirne pregnanza ed efficacia. A partire dunque da una citazione da Trachinie di Sofocle, l’intervento si focalizza su uno schema iconografico con figure avvolte in un misterioso mantello — non a caso, coevo alla grande stagione della tragedia —, per interrogarsi se nel mondo classico ci fosse davvero spazio per i sentimenti.
Resistere con i classici
Rita Romele
Libertà, rapporto tra individuo e collettività, responsabilità: la tragedia greca dà voce a riflessioni di respiro universale che sono state spesso usate da autori moderni e contemporanei come lenti attraverso le quali leggere la propria realtà, il proprio tempo. In questo breve intervento verrà proposta una riflessione sulle riletture (e riscritture) della tragedia greca nel Novecento, con una particolare attenzione alla figura di Antigone.
Estetica e ideologia: la riscrittura del canone classico nelle immagini di Leni Riefenstahl.
Eleonora Quadri
Leni Riefenstahl in film come Trionfo della volontà e Olympia fu l’occhio documentario del regime nazista e contribuì a costruire un immaginario visivo teso a incarnare e sostenere l’ideologia hitleriana riguardo l’umano. Il canone classicista divenne lo strumento per trasformare uomo e donna in soggetti ideologici calati nella dimensione astorica e assoluta di una grecità travisata. Nella bianchezza marmorea ariana dei corpi scultorei di Leni Riefensthal risiede l’inquietante tensione tra arte e propaganda.