“Venendo dalla valle Cavallina, appena si vede il lago d’Iseo, che si presenta allo sguardo Lovere e particolarmente lo stabilimento dedicato alle belle arti, il quale si ritrova al cominciar del paese. √à questo un vasto fabbricato lungo 142. braccia milanesi.
Il piano terreno è un alto porticato, sostenuto da pilastri bugnati, alti e larghi, nelle proporzioni il dell’ordine dorico. Sotto ad ogni arcata avvi una bottega con camere superiori che hanno la vista sotto lo stesso portico, e verso il cortile, i soli tre archi di mezzo sono tutti forati, e danno ingresso all’interno ed al cortile del fabbricato , i quali archi unitamente ad altri due formano un corpo di fabbrica sporgente mezzo braccio di Milano sulla strada, e che sostiene un intercolonnio di ordine jonico, su cui posa un maestoso frontispizio. Il restante della fabbrica è semplice, e sopra il cornicione si innalza un’attico, la quale viene a formare un terzo piano nascosto.
Nell’ingresso si trova tosto la gran scala, che incomincia con un ramo grande nel mezzo e si divide in due altri di qualche minor larghezza uno per parte, sopra ciascun dei quali termina la scala che porta al piano nobile dello Stabilimento”.
Luigi Tadini, Descrizione generale dello Stabilimento dedicato alle Belle Arti in Lovere dal Conte Luigi Tadini cremasco, Milano 1828.
Il Palazzo
All’inizio dell’Ottocento il conte Luigi Tadini (Verona, 1745 – Lovere, 1829) matura la decisione di costruire un palazzo a Lovere per esporre al pubblico le proprie raccolte d’arte, affidandole a una fondazione che comprendesse le scuole di musica e di disegno, ancora attive.
La visita alla Galleria dell’Accademia Tadini consente di fare esperienza di una collezione ottocentesca, in un costante intreccio tra arte e vita.
L’edificio sorge ai margini dell’abitato, lungo la nuova strada che collegava Bergamo e Lovere, accanto all’antica residenza di famiglia, palazzo Barboglio, sull’attuale piazza Garibaldi. Il progetto architettonico si deve al modenese Sebastiano Salimbeni, nipote di Tadini.
I lavori prendono il via nel 1820 con la costruzione della cappella al centro del giardino, costruita per ospitare la Stele Tadini, una tra le ultime opere di Antonio Canova, scolpita tra il 1819 e il 1821 per onorare l’amicizia che lo legava a Faustino Tadini.
Nel 1826 l’edificio è completato. Lo scenografo teatrale Luigi Dell’Era dipinge i soffitti e le pareti, per creare una cornice degna alla collezione.
Le decorazioni, che variano in ogni stanza, riprendono i modelli neoclassici acquistati dal conte Tadini per la scuola di disegno.
Nel 1828 il conte Luigi Tadini apre al pubblico la Galleria dell’Accademia Tadini, il primo museo dell’Ottocento in Lombardia dopo la Pinacoteca di Brera.
Il percorso museale si sviluppa nelle sale del piano nobile dell’edificio.
La prima parte del percorso (sale II-X) espone le opere acquistate nel corso dei viaggi in Italia nell’ultimo decennio del Settecento, che comprendono “vasi etruschi” e “idoletti italici”, e porcellane delle principali manifatture italiane e europee (Meissen, Sevres e altre manifatture parigine, Capodimonte).
Al centro della Galleria si apre la grande Sala dei concerti (anticamente Sala delle Accademie), che ospita dal 1921 una prestigiosa stagione concertistica, attualmente organizzata dall’Associazione Luigi Tadini.
La seconda parte del percorso comprende una selezione della collezione di dipinti di varie scuole italiane (sale XI-XXII).
Il secondo piano ospita il Museo dell’Ottocento, nato dalla donazione della raccolta di cimeli garibaldini di Giovanni Battista Zitti, in seguito arricchita da altre famiglie loveresi. La partecipazione locale alle vicende del Risorgimento italiano (tre dei Mille avevano origine loverese) e lo stretto rapporto tra vicende sociali e culturali rende le opere esposte un significativo documento per la storia del territorio.
Di particolare importanza, oltre alla selezione dei ritratti ottocenteschi, le tre tele donate da Francesco Hayez ai nipoti Enrico e Carlotta Martinolli Banzolini, tra cui lo straordinario Ecce Homo, tra le ultime opere dell’artista.