La raccolta del conte Luigi Tadini si inserisce nel più ampio panorama del collezionismo privato che caratterizza, tra Sette e Ottocento, Lombardia e Veneto.
Forse dalla residenza loverese di lady Wortley Montagu proviene il Ritratto di Isaac Newton, copia del prestigioso originale di Godfrey Kneller, acquisito insieme ad alcune stampe inglesi.
Gli scambi con Luigi Malaspina di Sannazzaro, grande collezionista di stampe, consentono a Tadini di acquisire il San Francesco stigmatizzato di Giovanni Battista Tassinari, generosamente considerato “Il Raffaello di Pavia”.
Il cremonese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone gli invia nel 1806 un Ritratto di prelato di casa Ariberti riferito a Malosso, ma più probabilmente di Giovan Battista Natali, e nel 1812 la Madonna di Loreto di Bernardino Campi. Frequenti anche i contatti con i restauratori/conoscitori, come Antonio Boccalari, Francesco Boldrini.
La “rete” dei collezionisti dell’Ottocento è all’origine di gran parte dei musei civici lombardi: le collezioni civiche di Pavia, Cremona, Brescia, Bergamo e di tanti altri centri minori hanno origine da importanti donazioni private, mentre Milano presenta un quadro molto più ampio e variegato. I percorsi che collegano le istituzioni, gli artisti e i protagonisti di quel periodo sono all’origine della Rete dell’800 Lombardo, frutto della consapevolezza di quanto sia ampio e sinergico il panorama che dal quel secolo affiora ancora oggi sotto il tessuto della Lombardia moderna.