Luigi Tadini nasce a Verona il 26 novembre 1745.
I suoi contemporanei lo descrivono come un personaggio brillante, sostenitore del rinnovamento politico e amministrativo, curioso sperimentatore delle nuove scoperte.
La Biblioteca storica da lui raccolta consente di ricostruire i suoi interessi letterari e la passione per il teatro.
Nel dicembre 1773 Luigi Tadini sposa la nobildonna veronese Libera Moronati, contessa di Salizzole. Il 26 settembre 1774 nasce Faustino Gherardo. La famiglia si sposta di frequente tra Crema, Verona, Milano e trascorre la villeggiatura nel palazzo di Lovere, ereditato dalla famiglia loverese dei Barboglio.
I viaggi condotti nell’ultimo decennio del Settecento, ripercorrendo le tappe del Grand Tour da Venezia a Napoli passando per Firenze e Roma, sono l’occasione per completare la formazione di Faustino, che aveva concluso gli studi presso il Collegio Mariano di Bergamo.
A Roma, tra la fine del 1794 e l’inizio del 1795, i Tadini hanno modo di incontrare Antonio Canova, con il quale nasce un solido rapporto di amicizia. Al grande scultore Faustino Tadini dedica una raccolta, Le pitture e le sculture di Antonio Canova pubblicate fino a quest’anno 1795, stampato a Venezia nel 1796, considerato uno dei punti di partenza della bibliografia canoviana.
I ripetuti soggiorni a Napoli sono l’occasione per approfondire lo studio dell’antichità classica e acquistare una piccola raccolta di oggetti archeologici, ma gli interessi del conte Tadini sono rivolti anche alle moderne manifatture di porcellana.
La tragica scomparsa di Faustino, travolto il 7 dicembre 1799 nel crollo di un’ala del palazzo a Lovere, segna una drammatica svolta nella vita familiare. La contessa Moronati trascorrerà i suoi ultimi anni chiusa nel dolore, mentre Luigi Tadini trova sollievo nell’impegno politico, nell’attività letteraria (pubblicherà nel 1803 il Ricciardetto ammogliato e nel 1817 e nel 1818 i Salmi, inni e cantici cristiani musicati da Giacomo Gazzaniga e Stefano Pavesi) e nella raccolta di opere d’arte.
La prima segnalazione della collezione risale al 1795, quando Luigi Lanzi chiede informazioni sulla sua consistenza e sul celebre dipinto di Marco Palmezzano. Approfittando della disponibilità di opere d’arte dovuta alla soppressione degli enti ecclesiastici, Tadini acquista dipinti provenienti dalle chiese di Crema destinati a costituire il primo nucleo di un museo civico nelle sale del suo palazzo. Tra questi, la Pala Manfron di Paris Bordon, e poi dipinti di Vincenzo Civerchio, Carlo Urbino, Aurelio Busso, Vittoriano Urbino, Gian Giacomo Barbelli.
La raccolta cresce grazie agli acquisti fatti nelle botteghe di rigattieri, mercanti di stampe, doratori a Verona e a Venezia tra il 1808 ed il 1813. A questo secondo, importante nucleo appartengono i dipinti di Jacobello di Bonomo, Jacopo Bellini, Antonio e Bartolomeo Vivarini.
Infine, vanno ricordati gli scambi con altri collezionisti, da Luigi Malaspina di Sannazzaro, fondatore dei Musei pavesi, a Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone che consentono di arricchire la collezione con opere di varia provenienza.
ll Museo Tadiniano, allestito nelle sale del del palazzo di Crema, riceve nel maggio 1815 la visita dell’arciduca Francesco Carlo d’Asburgo-Lorena e nel febbraio 1816 quella dell’imperatore Francesco I d’Austria.
Nell’estate 1818 Luigi Tadini scrive a Antonio Canova chiedendogli una scultura per la collezione. Lo scultore decide invece di realizzare un monumento consacrato alla memoria di Faustino Tadini. Nasce così il progetto della Stele Tadini, celebrazione dello sfortunato giovane, che sarà inaugurata nell’autunno 1821.
Nel 1819, una discussione con la comunità cremasca sulla pubblicazione della Storia di Crema commissionata dal conte lo spinge a fare ritorno a Lovere. In questa decisione pesa forse anche la volontà di sollevare la contessa dallo stato di prostrazione nel quale era caduta alla morte del figlio. Il paesaggio del lago, che a metà Settecento lady Wortley Montagu descriveva come “romantic”, avrebbe aiutato a lenire la sua malinconia.
Tra il 1819 e il 1821 il conte fa costruire nel giardino del palazzo una cappella destinata ad accogliere la Stele canoviana e le tombe di famiglia. Tra il 1821 e il 1826 è costruito il palazzo su disegno di Sebastiano Salimbeni destinato ad ospitare la collezione d’arte. A partire dal 1827 il conte fa trasferire qui le collezioni, e nel 1828 il museo apre al pubblico. Per i visitatori è disponibile la Descrizione generale dello Stabilimento dedicato alle Belle Arti in Lovere dal Conte Luigi Tadini cremasco (Milano 1828).
L’attenzione del conte Tadini all’educazione dei giovani, che si era già manifestata nell’appoggio concesso al pittore cappuccino Luigi Cerioli, al musicista Stefano Pavesi e allo scultore Giovanni Maria Benzoni (che ricorda l’affetto paterno con il quale il conte lo aveva accolto nella sua casa) si traduce nell’istituzione di una scuola di disegno destinata a formare bravi artigiani e di una scuola di musica.
L’ultimo decennio di vita è caratterizzato dall’impegno nei confronti della comunità di Lovere, volto ad ottenere privilegi amministrativi e vantaggi economici.
Luigi Tadini muore a Lovere il 12 maggio 1829, ed è sepolto accanto alla moglie e al figlio nella cappella. Con il suo testamento lascia alla comunità di Lovere l’Istituto di belle arti Tadini, dando disposizioni per il funzionamento della Galleria e delle annesse scuole di musica e di disegno.