Lovere, la città dove Garibaldi aveva soggiornato tra metà luglio e i primi di agosto del 1859, partecipa alla “segnatura del territorio” dedicandogli, a pochi giorni dalla partenza, un cippo marmoreo (l’iscrizione è datata «Agosto 1859»). Il cippo, già collocato nell’antica casa comunale in Piazza degli Uffici (oggi piazza Vittorio Emanuele II), è visibile oggi nell’atrio della sede del Comune a Villa Milesi.
Si deve invece al notaio Enrico Banzolini, che nel 1849 era stato tra i difensori di Marghera, un legato di 10.000 lire per commemorare i caduti delle battaglie risorgimentali nella piazza principale di Lovere. Alla novità del concetto – si tratta di una scultura dedicata ai combattenti, non a un eroe (il monumento milanese ai Caduti di Mentana è del 1880) – corrisponde la radicale novità della Libertà eseguita dallo scultore Giacomo Sozzi (firmata e datata 1881) su disegno di Giuliano Volpi, eclettica figura di pittore e restauratore che aveva interrotto gli studi presso l’Accademia Tadini per arruolarsi nei cacciatori delle Alpi nel 1859.
Nel 1881 è la volta di Vittorio Emanuele II, cui è dedicata nella Piazza degli Uffici una fontana monumentale, opera di collaborazione tra Volpi, autore del progetto, Sozzi, cui si deve il basamento, e Daniele Capitanio che scolpisce il busto. Nello stesso anno e con le stesse modalità è onorato anche il conte Luigi Tadini nella rotonda davanti all’Accademia, saldando in un unico disegno un benefattore della comunità e uno dei padri della patria.
Tocca a Garibaldi chiudere la sequenza, nel 1887, quando gli è dedicato un secondo monumento coronato dal busto scolpito da Capitanio sulla piazza dove era sbarcato, proprio davanti al palazzo Tadini dove era stato ospite (nella foto). Quattro iscrizioni, sul basamento, scandiscono le tappe dell’epopea: Salto 1846; Roma 1849; Marsala 1860; Digione 1870. Regista dell’operazione è Giovanni Battista Zitti che – insieme al nipote Gerolamo Volpi – fu tra i principali sottoscrittori: entrambi avevano combattuto con Garibaldi nel 1866 e nel 1867. All’inaugurazione erano stati invitati Menotti Garibaldi e Benedetto Cairoli, che non poterono presenziare. Nel biglietto indirizzato a Giovanni Battista Zitti, presidente della Società Operaia e promotore dell’iniziativa, esprimendo «Tutta la mia riconoscenza alla patriottica Lovere colla sua bellissima popolazione che nelle lotte per l’indipendenza diede larga parte di sé coi suoi migliori figli. Ricordo con affetto tre compagni nei Mille tra i quali il Volpi, caduto poi eroicamente a Monte Suello». Intervengono però Luigi e Francesco Cucchi e Vittore Tasca, che suscita un commosso applauso, insieme a diciotto reduci dei Mille. Tra questi era Faustino Bettoni, che tiene un sentito discorso che gli vale il soprannome di “Perla della valle Cavallina”.
Ai sostenitori sarà donata una medaglia coniata per l’occasione (nelle due fotografie a lato).
Marco Albertario