I segni della storia
Il Risorgimento consegna alla nazione alcuni segni forti della sua identità: il tricolore, l’inno di Mameli e i monumenti pubblici.
Il tricolore nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana decreta «che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso, e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti». Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto conclude il proclama rivolto alle popolazioni del Lombardo Veneto con queste parole: «… per dimostrare con segni esteriori il sentimento dell’unione italiana vogliamo che le nostre truppe … portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana.» Il 17 marzo 2011, in occasione delle celebrazioni per il 150 anniversario, il tricolore è apparso nuovamente sulle finestre e sui balconi della gente, in un affettuoso gesto di riappropriazione.
Era l’autunno del 1847, e a Torino, in casa di Lorenzo Valerio, si parlava di politica e di musica, suonando gli inni patriottici composti in quella febbrile stagione di attesa. Un ospite da Genova porge a Michele Novaro che sedeva al pianoforte un foglietto «… che aveva cavato di tasca in quel punto: – To’ gli disse; te lo manda Goffredo». – Il Novaro apre il foglietto, legge, si commuove. «… Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all’inno, mettendo giù frasi melodiche, l’un sull’altra, ma lungi le mille miglia dall’idea che potessero adattarsi a quelle parole. … Vidi che non c’era rimedio, presi congedo e corsi a casa. Là, senza neppure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte. Mi tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d’un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani: nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l’originale dell’inno …» L’immediatezza dei versi e l’impeto della melodia ne fanno il più amato canto dell’unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Il 12 ottobre 1946 il Canto degli italiani, o Inno di Goffredo Mameli diventa l’inno nazionale della Repubblica Italiana.
I monumenti pubblici innalzati nelle piazze in tutto il territorio nazionale dopo l’Unità (Iseo vanta il primo monumento garibaldino, inaugurato l’11 novembre 1883) rappresentano l’espressione di valori condivisi dalla società emersa dalle guerre risorgimentali. Segno di unità e talvolta anche di contraddizione (si pensi alle numerose polemiche che circondavano nella seconda metà dell’Ottocento i monumenti a Garibaldi), contribuiscono a definire l’identità nazionale attraverso la celebrazione dei suoi eroi.