La storia del Museo
Dalle raccolte private alla collezione pubblica
I manufatti e i documenti che testimoniano la partecipazione all’epopea risorgimentale, sia pubblici – riconoscimenti ufficiali, le medaglie – sia privati – lettere, documenti, oggetti personali o appartenenti a protagonisti – sono stati gelosamente custoditi dalle famiglie loveresi come segno forte della storia familiare.
La ritualità delle celebrazioni post-unitarie laiche, in parte mutuata dalle pratiche devozionali (il pellegrinaggio, il culto delle reliquie, gli attestati di partecipazione) dà origine a una produzione a carattere popolare che si avvantaggia di nuove tecniche di riproduzione e nuovi materiali: la litografia, la fotografia, le fusioni in alluminio e in ghisa dai quali si ricavano prodotti seriali.
La litografia consente ampie tirature con costi limitati e garantisce risultati di grande efficacia negli album illustrati. Le medaglie celebrative contemporanee ai fatti sono una minoranza rispetto a quelle commemorative, ma l’appropriazione di un genere fin qui riservato alle famiglie regnanti da parte dei rappresentanti dei governi provvisori assume grande significato simbolico.
Importante il ruolo della fotografia. Sono precocemente in vendita cartes de visite con i ritratti dei protagonisti del Risorgimento – la collezione Zitti ne conserva numerosi esemplari – prodotti seriali dai quali si staccano scatti di maggior impegno, spesso autografati, che affiancano e sostituiscono l’incisione nella diffusione delle nuove immagini.
La donazione delle collezioni all’Accademia Tadini testimonia una acquisita coscienza dell’importanza storica dei materiali per la comunità.
Risale al 1915 la donazione della collezione di Giovanni Battista Zitti, raccolta nelle sale della villa Caprera a Bossico. La collezione era stata presentata al pubblico per la prima volta in una mostra presso l’Accademia Tadini nel 1893 e sarà donata all’Accademia dalla cognata di Giovanni Battista Zitti, Teresa Banzolini Storti, che aggiunge un importante nucleo di documenti relativo alla propria famiglia, con le memorie di Enrico Banzolini. Il nobile gesto di Teresa Banzolini sollecitò una serie di ulteriori donazioni.
L’avvocato loverese Dionigi Castelli, che partecipa con importanti prestiti alla Mostra nazionale del Risorgimento nel 1884 e sarà tra i promotori del Museo del Risorgimento di Torino, lascia per testamento nel 1912 alcuni cimeli, cui aggiungerà in seguito il proprio archivio personale.
Fortunato Canevali, pioniere della tutela in Val Camonica, dona a più riprese (1916 e 1918) il proprio medagliere, composto da oltre 400 medaglie popolari (molto rare) e commemorative, compreso tra il 1846 ed il 1930.
Varie famiglie consegnano al museo una serie di oggetti legati alla storia familiare o al soggiorno loverese di Garibaldi tra luglio e agosto 1859: lo scialle, la sciarpa e il fazzoletto, il bastone, una copia firmata dei “Sepolcri” di Ugo Foscolo, due proclami, alcune lettere.
Giulio Tommasi, figlio del patriota Camillo, che aveva ereditato dall’avvocato Orazio Gallini un prezioso nucleo di documenti relativi alle Cinque giornate di Milano tra i quali una serie di fogli sciolti con caricature e rari testi dialettali a carattere satirico, nel 1917 ne fa dono all’Accademia.
L’inventario compilato subito dopo il 1915 rappresenta una preziosa traccia per ricostruire l’antico assetto del Museo, allestito nelle sale dell’Accademia Tadini.
Marco Albertario