L’Accademia Tadini onora il Giorno della Memoria esponendo una tela del maestro Vittorio Bellini, dipinta nel 1996 e appartenente al ciclo “L’Esilio dell’Umanità”.
L’opera sarà visibile, a orario continuato, dal 24 gennaio al 2 febbraio 2014, presso la Sala Zitti (in via Matteotti, Lovere).
La tela di Vittorio Bellini, dipinta dopo una riflessione sui primi sbarchi di profughi sulle coste italiane, incarna quei valori di umanità negati negli anni dei Lager, espressione di una cieca violenza dell’uomo contro l’uomo, e esprime il profondo significato che Primo Levi riconosceva alla memoria della Shoah:
“A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo.”
Vittorio Bellini (Vertova, 1936 – Bergamo, 2009) dopo aver frequentato i corsi all’Accademia Carrara di Bergamo, partecipa a concorsi di pittura, ottenendo presto riconoscimenti (nel ’74 a Bergamo il prestigioso Primo Premio Giorgio Oprandi).
Nel 1983 conosce lo storico e critico d’arte Giovanni Testori che lo orienta verso un linguaggio espressionista e lo invita nel 1988 ad esporre alla Mostra d’Arte Sacra di Siena.
Dopo questa forte esperienza Bellini è spinto all’ideazione del grande polittico La Via Crucis di Vertova, presentato da Testori al Meeting di Rimini dell’89, e del polittico L’Altra Via Crucis (collocato ora al Centro Culturale G. Testori di Vertova), nel quale utilizza maschere africane per rappresentare i sacri volti, innovando così il tradizionale schema iconografico.
Le opere degli anni ’90 denunciano i drammatici fatti dell’attualità: L’esilio dell’umanità; La dissoluzione dell’essere. A seguire nascono i meravigliosi cicli dei Silenzi, la serie dedicata a Van Gogh, I colori dell’anima, Cieli.
Tra le personali recenti: a Parigi nel 2004, presso la Galerie di Veroli, Les couleurs de la vie; nel 2006 a Bamberg in Germania, Gem√§lde & Skulpturen; nel 2006 a Lovere, Accademia Tadini, Quiete e fuochi. La sua attività si è sempre svolta tra Bergamo e Parigi. Alla mostra Graffiti Expressionism 2006-2007 organizzata dalla Galleria Michelangelo, Bellini focalizza l’attenzione sul mondo dei bambini con opere che ispirano spensieratezza ed energia tipiche del mondo dell’infanzia.
La Galleria Compagnia del Disegno di Milano lo invita ad esporre queste opere nell’aprile 2008 con la personale Scena dell’eterna infanzia, presentata dal critico d’arte Stefano Crespi.
In occasione della Pasqua 2009 i Frati Domenicani della Chiesa San Bartolomeo scelgono di celebrare l’evento presso il Centro Culturale di Bergamo con un’istallazione di sculture sacre dell’artista. La mostra dal titolo Il dolore, dopo, sarà la sua ultima personale.