La Rete dell’800 Lombardo ha in programma l’organizzazione di una giornata di Studi, curata da Marco Albertario, Roberta D’Adda, Lavinia Galli e Francesca Tasso, che si propone questa volta di indagare il tema della fortuna delle arti applicate nelle collezioni museali lombarde.
Il XIX secolo fu infatti il secolo dello studio e della riscoperta degli stili del passato: in questo ambito assumono una particolare importanza gli oggetti di arte decorativa. Se nel Settecento essi erano collezionati dagli storici come testimonianze materiali, nell’epoca romantica gli oggetti sono scelti per evocare e far rivivere il passato, come teatro della memoria. Più avanti verranno anche collezionati per la raffinatezza delle tecniche esecutive, che si temeva potessero andare perdute con l’avanzare dell’industrializzazione. Questa riscoperta inevitabilmente influenzò anche gli artigiani e gli artisti che realizzavano oggetti in stile per raffinati acquirenti che spesso erano anche collezionisti di oggetti del passato. Lo studio delle tecniche artistiche utilizzate nei secoli precedenti permise anche lo sviluppo delle conoscenze utili per il restauro: gli artigiani-commercianti-antiquari e restauratori che intervengono su questi oggetti, pur con una grande libertà, sviluppano anche una conoscenza tecnica di altissimo profilo. Il tema è legato al tema del falso, del mariage, della produzione di oggetti artistici in stile e del design in senso stretto.
Nell’agosto 1874 si apriva a Milano l’Esposizione storica di arte industriale, nella sede dei Giardini Pubblici. Si tratta della prima mostra di antiquariato, dove gli oggetti sono selezionati in base alla loro antichità e importanza grazie a esperti commissari ordinatori. Basandosi su esperienze analoghe delle esposizioni Universali di Londra e Parigi, l’interesse si sposta dagli oggetti moderni agli oggetti antichi. Se l’obiettivo dichiarato era la formazione dei nuovi artigiani, l’effetto collaterale fu quello di scatenare e incentivare il mercato. Grazie alla presenza degli album fotografici e dei nomi dei proprietari degli oggetti, la mostra risulta uno strumento fondamentale per lo studio del collezionismo di arti applicate in Lombardia nel XIX secolo. Esulando dalle figure più note, come quella di Poldi Pezzoli o dei Trivulzio, potranno essere messi a fuoco altri collezionisti – come Malachia de Cristoforis – che contribuiranno fra l’altro alla nascita del Museo Municipale di Milano.
In ultimo, nel XIX secolo si sviluppa in Lombardia una serie di ‘case artistiche’ che rievocano liberamente gli stili del passato e dove lavorano i più grandi artigiani dell’epoca. Alcuni di questi ambienti sono oggi sede di alcuni tra i più affascinanti musei lombardi; altri sono difficilmente visibili e ancora privati. Spesso le stesse maestranze lavorano in diverse località, ma ancora oggi molte personalità rimangono poco conosciute.