Nato a Savona nel 1853, Cesare Tallone vive la sua giovinezza tra Alessandria e Milano, città quest’ultima, dove a partire dal 1872 frequenta i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Brera. La formazione accademica si conclude nel 1879 con la prestigiosa vittoria del concorso triennale di pittura, nel quale l’artista presenta un dipinto storico. Un soggetto analogo sarà ripreso nel 1883 in occasione dell’Esposizione di Belle Arti di Roma, vetrina artistica di respiro nazionale che rivela l’abilità di Cesare Tallone a un pubblico più ampio. A fianco di Una vittoria del cristianesimo ai tempi d’Alarico, l’artista presenta però anche il celebre Ritratto del Sig. Bernasconi Luigi, tanto ammirato da entrare a far parte delle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. La composizione denota già alcuni dei tratti peculiari che saranno tipici dei ritratti di Tallone, tra cui, soprattutto, l’allontanamento dalla figura ambientata a favore di un verismo immediato che si focalizza sull’indagine psicologica dell’effigiato. Da questo momento prende quindi ufficialmente avvio la sua strepitosa carriera di ritrattista, particolarmente ricercato e apprezzato dalla borghesia lombarda, ma non solo, se si pensa al Ritratto della regina Margherita in costume di alpinista, (1889, disperso), cui segue nel 1890 l’esecuzione di un secondo ritratto ufficiale della sovrana (Torino, Palazzo Chiablese) che sarà poi presentato all’Esposizione di Parigi.
Durante il soggiorno romano, stringe amicizia con Antonio Mancini, con il quale condivide la frequentazione dei circoli internazionali. A Roma conosce la sua futura moglie, la poetessa Eleonora Tango (Torino, 1863 – Milano, 1938), figlia del magistrato napoletano Vincenzo, poi divenuto procuratore generale della Corte dei conti e autore di testi giuridici, sorella della poetessa Virginia Tango Piatti (Agar). Nasce a Bergamo la primogenita, Irene (1889), cui seguono Antonio (1890), Emilia (1891), Teresa (1893), Guido (1894), Cesare Augusto (1895), Ermanno (1896), Alberto (1898), Vincenzina (1899), Giuditta (1904).
Nel percorso biografico del pittore non è però da ritenere secondaria la pratica dell’insegnamento. L’assunzione, nel 1885, della cattedra di pittura all’Accademia Carrara di Bergamo rinnova non solo il sistema educativo accademico – dopo la lunga parentesi di Enrico Scuri – ma rinvigorisce l’intero contesto artistico della città. Intorno alla figura di Tallone si stringe infatti un vero e proprio cenacolo culturale, in parte ripercorribile attraverso una serie nutrita di ritratti di intellettuali e borghesi di Bergamo e della sua provincia, tra i quali vanno almeno menzionati Vittore Tasca, Cesare Maironi, Emilio Gallavresi (del quale ritrae la moglie e la figlia), Alessandro Tiraboschi o Guglielmo Davoglio.
Viene da pensare che possa essere stato proprio il Ritratto di Vittore Tasca – per il prestigio della figura e la dirompente novità nell’impostazione della tela – a segnalare l’eccellenza del pittore a Giovanni Battista Zitti (Lovere 1842-1904) che all’inizio degli anni novanta, in un momento di crisi personale e forse anche creativa, gli apre le porte della propria casa sull’altopiano di Bossico (Villa Caprera) e lo introduce presso le famiglie Camplani, Volpi, Ranzanici, e Ventura Gregorini, tutte legate da solidi vincoli di parentela, destinate a diventare suoi grandi estimatori e collezionisti.
L’assidua presenza di Tallone a Lovere a partire dagli anni ’90 trova conferma nella corrispondenza tra gli allievi Romeo Bonomelli e Giuseppe Pellizza da Volpedo, valorizzata da Elena Lissoni (2023): “Il sig. Professore è tornato ieri da Lovere dove passò due mesi assieme a tutta la sua famiglia” scriveva Bonomelli all’amico nell’ottobre 1891. Tallone è di nuovo a Lovere nell’aprile 1892, a luglio visita l’esposizione dei disegni di fine corso degli allievi dell’Accademia Tadini (Echi della provincia. Accademia, «L’Unione», a. II, n. 157, 8-9 luglio 1892, p. 3), ancora nell’autunno del 1894 e nel 1899, quando la figlia Irene è ospite di amici.
I ritratti prodotti a Lovere sono destinati alla famiglia Zitti e alle altre famiglie loveresi ad essa strettamente legate: il celebre ritratto di Giovanni Battista Zitti del 1892, in più versioni, quelli di Francesco Ranzanici (1892 circa), di Fedele Zitti Volpi, sorella di Giovanni Battista, firmato e datato, e del figlio Girolamo Volpi detto “Momolo”, entrambi del 1893, e un Ritratto di Angelico Scalzi (tutti in collezioni private), amico di famiglia, poi protagonista di un celebre ritratto di Giovanni Trussardi Volpi.
In coincidenza con l’allontanamento di Tallone da Bergamo per il passaggio all’Accademia di Brera si datano invece il Ritratto di Andrea Ventura Gregorini, firmato “C. Tallone ’97” (collezione privata), quindi il Ritratto maschile e il Ritratto femminile, firmati e datati 1898 (collezione privata), insieme ad un Ritratto di Francesco Domenighini, non reperito, questi ultimi corredati da un’iscrizione che li ricorda dipinti a Caprera, la residenza di Giovanni Battista Zitti a Bossico.
La parentesi bergamasca di Tallone si interrompe nel 1899 a seguito della nomina a professore di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Il trasferimento a Milano corrisponde al periodo in cui l’artista ottiene i più prestigiosi riconoscimenti: nel 1908 vince, per esempio, l’ambito Premio Principe Umberto con il Ritratto della signora Castelli, mentre nel 1909, la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale.
Il 29 giugno 1919 il giornale «Il Mondo» dedicava un ricordo a Cesare Tallone appena scomparso ripercorrendone la carriera, ma soffermandosi su di «una delle più significative raccolte [esistente] presso una casa signorile di Lovere, [dove] non soltanto il compianto artista emerge nel ritratto, ma anche nel paesaggio con certi quadri pieni di colorito e di luce che dimostrano come egli sapesse vittoriosamente provarsi nei soggetti più disparati» (Un illustre pittore scomparso, «Il Mondo», a. V, n. 26, 29 giugno 1919, p. 10). Ancora nel 1965 lo scrittore bergamasco Geo Renato Crippa rievoca una visita del pittore all’altipiano di Bossico, che colloca successivamente al 1890, quando è accolto dalla «banda degli amici loveresi, guidati dai Gregorini, dai Bazzini e dagli Invernizzi» (G.R. Crippa, Scapigliatura bergamasca – Fantasia Talloniana, «La Rivista di Bergamo», a. XIV, n. 4, aprile 1963, p. 20).
A due anni di distanza dalla sua morte, avvenuta nel 1919, l’Accademia di Brera, su iniziativa dell’amico Vespasiano Bignami, lo ricorda con una retrospettiva postuma alla quale i collezionisti loveresi e bergamaschi partecipano con un significativo numero di tele.
Silvia Capponi