Nato a Cremona da padre milanese e da madre loverese, Dionigi Castelli (Cremona 1834 – Sanremo 1912) consegue la laurea in Legge all’Università di Pavia nel 1861 e intraprende la carriera giuridica, ricoprendo diversi incarichi di prestigio.
Il suo nome è legato ad un episodio molto importante: nel 1884, in occasione della grande Esposizione Universale di Torino, era stato allestito un padiglione con materiali eterogenei – documenti, cimeli, “reliquie” – relativi al Risorgimento nazionale. Castelli, che in più occasioni sottolinea l’atteggiamento patriottico dei genitori, presta alcuni oggetti (in seguito donati al Museo del Risorgimento di Milano), ma soprattutto scrive una lettera al sindaco di Torino, auspicando che con i materiali raccolti si pensasse a costituire un grande Museo Nazionale del Risorgimento.
La successiva donazione all’Accademia Tadini comprende alcuni oggetti legati alla memoria di Garibaldi: un autografo e la penna con cui fu firmato, un tagliandino con ricevuta di versamento in favore della Spedizione dei Mille (1860) successivamente fissato alla ricevuta del versamento a favore del Soccorso a Roma e a Venezia con stampa rappresentante l’Italia che incorona Garibaldi che calpesta l’aquila tra Roma e Venezia (rappresentate dal leone di San Marco e dalla Lupa). La ricevuta è intestata a Dionigi Castelli.
Un secondo tema da indagare è quello del viaggio: in un clima culturale fortemente impregnato di positivismo, Dionigi Castelli si sposterà tra Europa e Africa forte dell’esperienza dell’Oriente maturata durante le visite alle Esposizioni universali delle quali era assiduo frequentatore. L’Accademia Tadini ha organizzato una prima esposizione dedicata al viaggio in Egitto.
Con il testamento del 1912 Dionigi Castelli dispone vari legati a favore di istituzioni pubbliche loveresi – in virtù dell’affetto che lo legava alla madre, la loverese Carolina Bazzini – disponendo che il cospicuo patrimonio sia impegnato per l’istituzione di un asilo per l’infanzia; designa sua erede l’Accademia Tadini, a cui lascia fondi destinati alla Scuola di Musica e soprattutto il suo archivio privato. Il Fondo, composto da lettere e documenti di varia natura, fa emergere soprattutto l’immagine di Castelli come viaggiatore, negli anni in cui matura il moderno concetto di “turismo”.