Giovanni Trussardi Volpi nasce nel 1875 a Clusone, in provincia di Bergamo, da Samuele Trussardi ed Erminia Volpi. Nel corso del primo decennio del Novecento l’artista adotterà il cognome della madre, di origine loverese, che si spegne a Clusone nel 1891 quando il giovane aveva da poco compiuto sedici anni.
La sua prima formazione artistica avviene sotto la guida dello zio materno Giuliano Volpi presso la Scuola di disegno dell’Accademia Tadini di Lovere (Rodeschini Galati 1993): Studio di nudo (Lovere, Accademia di Belle Arti Tadini) potrebbe essere considerata una prova appartenente a questi anni di formazione.
Trussardi Volpi risulta iscritto – dall’anno scolastico 1891-1892 – all’Accademia Carrara di Bergamo, che frequenterà fino 1898, anno in cui ottiene il primo premio nell’ambito delle Scuole del Colorito e del Nudo. La cattedra di pittura era ricoperta in quegli anni da Cesare Tallone (Savona, 1853 – Milano 1919) che, subentrato nella direzione a Enrico Scuri, aveva saputo aggiornare con intelligenza l’insegnamento accademico bergamasco. Tallone, che era molto amato dai propri allievi, stringe con Trussardi Volpi un rapporto di amicizia e sarà in grado di indirizzare il giovane pittore alle novità artistiche dell’epoca soprattutto nel campo della pittura di paesaggio e di figura, genere, quest’ultimo, che Trussardi Volpi prediligerà durante tutto l’arco della sua breve carriera. Ritratto di vecchio con cappello (Bergamo, Accademia Carrara) del 1896 – prima opera datata a noi nota dell’artista – testimonia la piena assimilazione della lezione talloniana; del pittore sono invece noti solo pochi paesaggi, i quali sono soprattutto ascrivibili – come nel caso di Mattinale nella campagna romana del Museo Arte Tempo di Clusone – al lungo soggiorno romano.
Grazie al supporto della Congregazione di Carità di Clusone Trussardi Volpi ha la possibilità di perfezionare i suoi studi a Roma, dove già nel 1899 frequenta la Scuola Libera del Nudo annessa al Reale Istituto di Belle Arti. Nella capitale il pittore ha modo di entrare in contatto con quel clima artistico vivace e stimolante che gravitava intorno alla Società Amatori e Cultori così come al Circolo Artistico Internazionale che aveva la propria sede in via Margutta.
√à soprattutto durante il periodo estivo che l’artista fa ritorno nella nativa Clusone (Mostra di pittori 1968), dove può facilmente procurarsi commissioni di ritratti presso alcuni personaggi di rilievo della classe dirigente e culturale bergamasca. √à questo il caso, per fare qualche esempio, del ritratto di Angelico Scalzi (Lovere, Accademia di Belle Arti Tadini) e del figlio Enrico Scalzi, futuro direttore dell’Accademia Tadini, di Antonio Zitti (Lovere, Accademia di Belle Arti Tadini), di Giovanni Sant’Andrea (Clusone, MAT) – nella cui raccolta erano conservati molti dipinti di Trussardi Volpi -, o ancora di Giovanni Gusmini (Clusone, MAT), che aveva ricoperto il ruolo di Arciprete nel comune bergamasco.
Interessanti sono anche quelle opere in cui il pittore clusonese inserisce figure femminili in un esterno, come attestano Donna in bicicletta (Lovere, Accademia Tadini) o Ragazza a figura intera in giardino (Clusone, MAT).
Ai ritratti di commissione si affiancano dipinti di tono più privato come il vivissimo ritratto della cugina Corilla Volpi (Lovere, Accademia Tadini) o la galleria psicologica degli Autoritratti, tipologia ricorrente nella produzione di Trussardi Volpi. Rarissime sono invece le testimonianze ad oggi giunte fino a noi di dipinti di carattere allegorico o sacro, tra cui vanno però certamente menzionati Salomé (Clusone, MAT) e La Fede (Lovere, Accademia Tadini), opera firmata e datata. Non va a questo proposito dimenticato l’intervento dell’artista per l’altare della Chiesa del Paradiso di Clusone, dove esegue sei tavole raffiguranti Maria e i profeti.
In via Margutta a Roma Trussardi Volpi condividerà, sullo scorcio del primo decennio del secolo, lo studio con Antonio Mancini (Roma, 1852 – 1930), pittore di primo piano del panorama artistico nazionale e internazionale (nella fotografia individuata da Silvia Capponi, scattata nel 1905 presso il Circolo Artistico di Roma e pubblicata in “Il Secolo XX”, a. XXX, n. 22, 29 maggio 1931, sono ritratti Trussardi Volpi e Mancini). Questa «fraternità d’arte», come ebbe a definirla il critico bergamasco Davide Cugini (Cugini 1942), è ricca di testimonianze materiali che ne attestano lo stretto rapporto di lavoro e d’amicizia. Quest’ultimo si traduce in una serie di reciproci omaggi nell’ambito della ritrattistica, ma anche in alcune copie che Trussardi Volpi esegue a partire da dipinti di Mancini, come nel caso de Lo Spagnolo (Bergamo, Accademia Carrara). Il contatto con il maestro napoletano fornisce a Trussardi Volpi la possibilità di un’ulteriore riflessione linguistica ed estetica, caratterizzata da un fare pittorico certamente più libero e materico, come testimoniano le opere della sua produzione degli anni Dieci.
Allo stato attuale delle ricerche non è chiaro se Trussardi Volpi abbia abbandonato Roma per prendere parte al primo conflitto mondiale; gli ultimi anni del secondo decennio del Novecento sono infatti privi di riscontri documentari utili per ricostruire la parabola artistica del pittore, che muore improvvisamente a Lovere nel 1921.
L’Accademia Tadini sarà il primo museo ad esporre al pubblico, almeno dal 1929, un significativo nucleo di opere dell’artista.
Silvia Capponi