La porcellana cinese (Sala VIII, vetrine 3, 4)
La porcellana cinese
(vetrina 3)
Manifattura di Jingdezhen, provincia dello Jiangxi
1. Garniture de cheminée, secondo quarto del Settecento
Vaso con coperchio, H 453
Vaso a tromba, due esemplari, H 451, H 452
Vasetto con coperchio, due esemplari, H 448, H 449
Questi vasi erano esportati solitamente in gruppi di cinque (due vasi a tromba e tre vasi a balaustra) come decorazioni da camino per il mercato occidentale.
2. Ciotola, due esemplari, tra il 1662 e il 1722, H 441, H 442
L’uso di decorare con oro un fondo blu intenso si ritrova sia in Giappone che in Cina. La scelta dei colori della “famiglia verde” (wucai) e il gusto per il paesaggio centrale sono però più comuni nella produzione cinese.
3. Tazzina, tra il 1710 e il 1722, H 569
Piattino, tra il 1710 e il 1722, H 444
Piattino, tra il 1735 e il 1745, H 570
4. Piatto, due esemplari, tra il 1723 e il 1735, H 438, H 439
Coppia di piatti fondi a parete curva con bocca sagomata “a crespina” decorati al centro con racemi raffiguranti diverse tipologie di fiori e sulla parete con mazzi di fiori vari. L’orlo è caratterizzato da una bordura geometrica in rosso di ferro. La decorazione è resa con smalti tipici della tavolozza detta “famiglia rosa” (guancai o yangcai) in rosso, azzurro, verde e giallo.
5. Piatto, due esemplari, tra il 1760 e il 1780, H 433, H 434
In un giardino sono raffigurati due funzionari o letterati (mandarini), accompagnati da una dama e da bambini (il tema è piuttosto comune: si veda il vaso nella vetrina 4, n. 5). La vivace tavolozza con i colori rosa, giallo, verde chiaro e verde smeraldo, blu, melanzana, giallo e nero e la ricchezza della decorazione sono tipici degli smaltatori che lavoravano attorno alla città portuale di Canton, dove approdavano le navi delle Compagnie delle Indie europee. La freschezza del disegno e la stesura tenue degli smalti appartengono al periodo più antico e raffinato di questo tipo di produzione.
(vetrina 4)
1. Ciotola “imari” con decorazione floreale, tra il 1662 e il 1700, H 440
Si tratta di un’oggetto di ottima qualità, che riprende i colori (rosso, oro, blu) della porcellana imari giapponese, ma che si riconosce come cinese per la leggerezza. La decorazione presenta al centro fiore stilizzato centrale entro un cerchio di fiori più piccoli che separa il fondo dalla parete curva sulla quale si stagliano otto piante disposte su due registri. Fra le piante si riconoscono i fiori di pruno, peonia, lilium, rosa, loto e magnolia.
2. Piatto, tra il 1735 e il 1740, H 437
Il piatto, tra i più belli della collezione, presenta decorazioni floreali stilizzate, realizzate a smalto a leggero rilievo sopra la vernice. Sul fondo, al centro, è raffigurata una piantina di peonie in rosa carico e verde; sulla tesa è dipinta una teoria di fiori di crisantemo scanditi da nuvole in bianco d’arsenico. Il bordo è decorato con una bordura marrone scuro con girali in oro.
3. Vaso a zucca, prima metà del Settecento, H 445
4. Vaso a balaustra detto “a coda di fenice”, XVIII secolo, H 447
5. Vaso decorato con letterati in giardino, tra il 1650 e il 1750, H 446
La porcellana cinese
I poeti cinese paragonavano la porcellana alla neve per il suo candore, e il suo uso era riservato alla corte imperiale.
La produzione di manufatti in porcellana in Cina è molto antica – tra la fine del VII e l’inizio dell’VIII secolo d.C. – e rappresenta il punto di arrivo di una lunga tradizione di esperimenti sugli impasti e sulle tecniche di cottura ad alte temperature. L’impasto era formato da caolino (così detto da Kaoling, una collina dello Jiangxi) e da una pietra bianca, detta “Petunzé”, mescolati e amalgamati con acqua e altri elementi.
A Jingdezhen – nelle cui vicinanze sono scoperti giacimenti di caolino – nasce fin dal X secolo una produzione specializzata. Il gesuita francese Fran√ßois Xavier d’Entrecolles, in Cina dal 1698, ricorda che la città era abitata da 18.000 famiglie di vasai che lavoravano in 3.000 fornaci. Alla manifattura di Jingdezhen e al regno dell’imperatore Qianlong (1736-1795) appartiene il nucleo principale delle porcellane della collezione di Luigi Tadini.
Tra la fine dei Se e l’inizio del Settecento la tradizionale porcellana wucai (a cinque colori) si evolve in un nuovo stile, definito, in Cina, yingcai (colori forti) e, in Europa, “famiglia verde“. La tavolozza comprende un verde brillante e traslucido, un rosso opaco, uno smalto blu e smalti di colore melanzana, giallo e nero.
Il fascino della porcellana cinese in Europa, avrà alcune conseguenze.
Le manifatture cinesi cominciarono a produrre oggetti destinati all’esportazione che adattano forme, colori e decorazioni tradizionali al gusto europeo: tipica l’adozione del repertorio floreale, in ossequio al gusto Rococò. Nel primo quarto del Settecento nasce e si diffonde una nuova tipologia, nota come “famiglia rosa” per l’adozione di uno smalto introdotto in Cina dal gesuita e pittore italiano Giuseppe Castiglione, trasferitosi come missionario in Cina nel 1715. Questa porcellana era nota come guancai (colori morbidi) o yangcai (colori stranieri).
Negli stessi anni nascono le prime forme di collezionismo di oggetti in porcellana: la raccolta formata dal conte Luigi Tadini entro il 1829 testimonia un gusto per i prodotto orientali ben documentato presso l’aristocrazia lombarda.
Gli oggetti più antichi sono la grande ciotola (vetrina 3, n. 1) risalente alla Dinastia Qing, regno di Kangxi (1662-1722) e databile entro la fine del XVII secolo, le due ciotole più piccole (vetrina 3, nn. 2), con i relativi piattini ( n. 4).
E’ proprio il grande fascino della porcellana orientale a stimolare, in Sassonia e in Francia, le ricerche che portarono alla scoperta del segreto (l’arcanum) della porcellana.All’origine delle manifatture europee sono le ricerche condotte da Ehrenfried Walther von Tschirnhaus e Johann Friedrich Böttger a Meissen tra il 1708 e il 1710 e le lettere del gesuita d’Entrecolles (datate 1 settembre 1712 e 25 gennaio 1722) che rivelò la tecnica di fabbricazione della porcellana cinese bianca e blu e inviò in Francia molti libri illustrati che trattavano le varie fasi della fabbricazione.